Chi Siamo




...Franca, una donna di 55 anni che ama viaggiare, ama Chopin, Debussy, Bill Evans, Keith Jarrett... ma anche i Beatles, i Rolling Stones, e Battisti, Dalla, Nannini e tanti altri... Nel mio locale ho organizzato mostre di pittura, scultura, fotografia presentazioni libri (Travaglio, Cugia....) ho ospitato politici... insomma 'La Fontanella' è praticamente il mio biglietto da visita... il mio modo di vivere e pensare... Vi aspetto venite a trovarmi! Non mi piace parlare di me, ma amo raccontare ed allora vi dirò come mi è venuta l'idea di aprire questo... punto d'incontro 'la Fontanella giardino bistrot'. E poi c'è Lampo.........un bel pastore belga di 13 anni....


Who we are...Franca, a woman, 55 years old, who loves travelling, Chopin, Debussy, Bill Evans, Keith Jarrett… but also the Beatles, the Rolling Stones, and Italian singers like Battisti, Dalla, Nannini… In my restaurant, I have organised art exhibitions, book launches, political debates… ‘La Fontanella’ is my way of living and thinking, an experience I would like to share with you! And if you know Italian too, below is a story that I wrote about how I got the idea to set up ‘La Fontanella’… And then there is a nice Lightning Belgian Shephard of 13 years.....




“Probabilmente…
 ……Tutto è successo per colpa di una zuppa inglese; mamma non sa cucinare molto bene, ma io non mi sono mai  lamentata, tu sì ed anche a ragione, quando quella volta, superò se stessa…: la crema-cemento con biscotti, nello stomaco formava fondazioni di un edificio in cemento armato a prova di qualsiasi evento sismico!!! ma lo stomaco si ribellava e scosse telluriche minavano continuamente la costruzione che mi aveva appesantito.

Ribellarsi alla cucina di mamma significò in seguito imparare a cucinare manicaretti, impossessarsi dei fornelli e dar sfogo alla mia creatività; ben presto mi resi conto che non poteva essere lavoro per me, e provai per altre strade. Così iniziai a lavorare, e restavo fuori casa tutto il giorno per superare il problema alimentare familiare, mi avvicinai ai semplici pasti fugaci, interessanti sotto il profilo sociale!!!    

Un panino, molto spesso, significa un luogo molto frequentato, dove le occhiate scambiate sono colme di parole non dette, di significati nascosti, il tutto però ha la durata di un telegramma, ma se a tutto ciò si risponde con occhiate tipo fax,la conclusione può essere anche una lettera.

Il passo, dal panino  al pasto sobrio in un tavolo al ristorante, fu breve, un invito di lavoro…ed eccoci pronti a degustare piatti tipici.

L’ambiente è   stimolante: viaggiatori occasionali, donne in carriera, uomini d’affari, il tutto accompagnato da un vino soave e telefonini trillanti.

Chi pensa più alla zuppa inglese di mamma!!!!!

Socializzare di fronte ad un piatto di pasta è più facile che con un panino che t’incolla la lingua al palato, quindi non ci si ferma più a sguardi fugaci, ma si instaurano conversazioni…anche con accenni filosofici… ; se poi il vino è bianco, gelato e scorre velocemente dal bicchiere alle labbra, si riesce anche a parlare di sesso, ed ecco, che quelli più “fighi” ti paragonano ad un filetto al barolo!!!

Per altri meno raffinati diventi un piatto di tagliatelle ai funghi!!!!

I raffinatissimi aspettano il dessert…per esprimere..i loro complimenti.

Ma giunse il momento che la linea reclamò, non si può mangiare al ristorante sia a pranzo che a cena, i pantaloni tirano,le camice fanno leggeri rigonfiamenti all’altezza dell’ombelico.

Allora mi rimisi alla ricerca e scoprii il pasto alternativo,  di conseguenza incontrai gli alternativi: frequentano posti d’atmosfera, con luci calde ed ovviamente fumo che rende tutto molto velato,mais a volontà (mi chiesi sono diventata una gallina?), sui muri il Che, Charlot, Beatles, Battisti c’è, ma in un angolino tra il losco ed il brusco, ma c’è.
I tavoli sono color verde bottiglia, le tovaglie giallo canarino con fiori verdi, il pane di conseguenza è verde pisello, le bibite verdi,ed anche le persone sono verdi e gialle (gialle per l’itterizia).
Un attimo di nostalgia per lo gnocco di mamma mi avvolse, perché lei ne faceva tanti e piccoli ma, non so come, sul piatto ne risultava sempre e solo uno molto grande. Mi resi conto che le facce che mi circondavano erano di una tristezza unica soprattutto quando guardavano nel loro piatto la pallida mozzarella adagiata sull’insalata di un verde patetico punzecchiata di giallo con il mais.
Mammaaaaaaaaaa!!!!! Voglio la mamma……di mamma ce n’è una sola!!!!
AIUTO MAMMA!!!!
In quel preciso istante decisi di imparare seriamente a cucinare, iniziai con gli gnocchi, ed oggi tutti dicono che i miei gnocchi sono come quelli che fa la mamma!!!!! “  
Franca Mariani